L'ESPROPRIAZIONE
Anna
De Vita, Attualità e vicende della questione proprietaria
La
taking clause: origini, significato e sviluppi
La
Costituzione federale non prevede espressamente l'attribuzione di un
potere di espropriazione, o di "eminent domain" alla
pubblica autorità.
Le
radici dell'eminent domain moderno affondano nel diritto feudale
inglese e nelle dottrine del diritto naturale. Da un lato, esso
rispecchia il potere supremo del Re su tutta la terra del regno.
Dall'altro,
il diritto naturale dello Stato di controllare la proprietà per il
perseguimento di scopi superiori.
Cocke,
locke e Blackstone elaborarono i fondamenti per impedire abusi del
potere di espropriazione; affermano che il legittimo esercizio del
potere di espropriazione esige due condizioni essenziali: il consenso
del proprietario e l'approvazione del Parlamento.
Inizialmente
non sorsero problemi con gli espropri, essendoci molta terra, e il
governo coloniale era solito indennizzare i proprietari nel caso
avessero apportato miglioramenti al fondo ma non in caso di aree
nude.
Sotto
la spinta di un forte movimento antifederalista venne poi accolta la
richiesta da parte degli stati dell'emanazione di un Bill of Rights.
ha
trasformato profondamente il ruolo delle Corti statunitensi, che,
assumono il compito di giudici della costituzionalità delle leggi. E
il problema dell'esercizio dell'eminent domain power appare
innanzitutto come una questione costituzionale.
l
compito principale della giurisprudenza statale fu di chiarire il
significato del termine taking.
Si affermò dapprima una lettura
rigorosa e restrittiva della formula costituzionale, per cui la
taking clause venne applicata solo in caso di vera e propria
ablazione del terreno per pubblica utilità.
Decisioni
successive confermarono un'interpretazione estensiva della taking
clause, limitando però l'indennizzo ai soli danni diretti e
permanenti. Il dilatarsi del concetto di taking implicò anche
un'accezione più ampia della nozione di property, ai fini
dell'esercizio del potere di esproprio. Venne pertanto intesa come
riferibile non più solo alla cosa materiale, alla terra, ma al
complesso dei diritti reali minori (servitù, leases, restrictive
covenants) gravanti sulla proprietà.
La
giurisprudenza dichiarerà così legittimo anche un esproprio a
favore di un privato, che successivamente riconverta l'uso del bene
per finalità pubbliche.
Nel
diritto statunitense, il problema della garanzia costituzionale della
proprietà privata, nel progressivo sviluppo di un sistema di
controllo pubblico dell'uso del territorio, si incentra
sull'aggrovigliato nodo della c.d. taking issue. Ovvero,
dell'individuazione di limiti costituzionali all'esercizio del police
power, e di un criterio distintivo fra tale potere e il potere di
espropriazione.
Analogamente
a quanto avvenuto nel sistema italiano l'abbandono di una concezione
restrittiva e materialistica di taking, sia riguardo all'oggetto che
alla natura e alle finalità dell'istituto dell'espropriazione, ha
reso estremamente arduo e complesso, prefigurare in astratto una
linea di confine tra interventi espropriativi e interventi meramente
limitativi, o conformativi della proprietà.
[...]
La
Corte Suprema ha stabilito che il governo federale e ogni stato ha il
potere di eminent domain, il potere di prendere per "uso
pubblico" proprietà privata. The taking clause, l'ultima
clausola del quinto emendamento, limita il potere di esproprio
prescrivendo che deve essere corrisposto un "giusto compenso"
se la proprietà privata è dato per uso pubblico. Il fondo di
compensazione del quinto emendamento non è stato originariamente
applicato direttamente agli stati, successivamente i tribunali
federali hanno dichiarato che il Quattordicesimo Emendamento avrebbe
esteso gli effetti di tale disposizione agli stati. I tribunali
federali, tuttavia, hanno mostrato molta deferenza alle
determinazioni del Congresso, e ancora di più per le determinazioni
delle legislature statali, di ciò che costituisce "uso
pubblico". La proprietà ha bisogno di essere effettivamente
utilizzata dal pubblico, anzi, deve essere utilizzata o smaltita in
modo tale da beneficiare il bene pubblico o l'interesse pubblico.
Un'eccezione che trattiene il governo federale è che l'immobile deve
essere utilizzato in esercizio delle competenze enumerate di un
governo.
Il
proprietario della proprietà che viene espropriata dal governo deve
essere giustamente compensato.
L'esercizio
del potere di polizia dello stato con conseguente assunzione della
proprietà privata è stata a lungo ritenuta una deroga all'obbligo
di governo di pagare un giusto risarcimento. Tuttavia la tendenza
crescente è quella di compensare terzi innocenti la cui proprietà è
stata distrutta o "presa" a seguito di un'azione di
polizia.
LE
IMMISSIONI
Giovanna
Visintini, Immissioni e tutele dell'ambiente
ART.
844 C.C.
«Il
proprietario di un fondo non può impedire le immissioni di fumo o di
calore, le esalazioni, i rumori, gli scuotimenti e simili
propagazioni derivanti dal fondo del vicino, se non superano la
normale tollerabilità avuto anche riguardo alle condizioni dei
luoghi.
Nell’applicare
questa norma l’autorità giudiziaria deve contemperare le esigenze
della produzione con le ragioni della proprietà.
Può
tener conto della priorità di un determinato uso»
L'inquadramento
delle "immissioni" fra i "fatti illeciti" è
privilegiato dalla giurisprudenza francese che riconduce la
problematica dei troubles de voisinage nell'applicazione dell'art.
1382 Code civil con una originale elaborazione della responsabilità
oggettiva a carico dell'autore dei troubles che sia exploitant
professionnel. Tale sistema presenta una coerenza logica ed economica
e si fonda, dunque, sul principio di accollare all'imprenditore il
danno da immissioni.
Nonostante
la collocazione dell'art. 844, l'interprete italiano opta per
un'analoga impostazione della problematica delle immissioni. Anzi la
collocazione del divieto di immissioni fra i limiti della proprietà
e la mancanza di qualsiasi riferimento alla colpa dell'autore delle
immissioni consentono ancor più facilmente di fondare una
responsabilità soggettiva.
Il
carattere sicuramente ingiusto di un atto lesivo di un diritto reale
quale è l'immissione eccedente il limite della normale tollerabilità
dovrebbe comportare logicamente l'inclusione delle immissioni fra i
"fatti illeciti" intesa questa espressione in senso ampio,
con la conseguente applicazione della tecnica della responsabilità
civile, e quindi delle norme generali sul risarcimento del danno in
aggiuntaalla regolamentazione particolare dell'art. 844 c.c. Soltanto
tale tecnica consente, a mio avviso, di realizzare un efficace
controllo sulle immissioni, tramite l'iniziativa dei vicini
danneggiati e non soltanto dei "proprietari vicini". Essa
consente inoltre la copertura di questi danni in modo integrale
eliminando costi aggiuntivi e diseconomie esterne. Infatti
l'applicazione dei princìpi generali in materia di risarcimento da
fatto illecito consente di non limitare il risarcimento al solo
deprezzamento della proprietà danneggiata dalle immissioni, ma di
estenderlo a ogni altro pregiudizio economico dipendente dalle
immissioni.
Consente,
inoltre, di riconoscere la legittimazione ad agire per ottenere
l'inibitoria delle immissioni, non solo al proprietario cui l'art.
844 c.c. sembra implicitamente riservarla, ma anche in via analogica
ad altri soggetti legittimati a trarre qualche utilizzazione
economica dal fondo che subisce le immissioni, come per es. il
conduttore.
nfatti
l'inbitoria appare oggi, alla luce anche di scritti recenti,
nell'ambito del nostro sistema di responsabilità civile come in
quello francese, un rimedio di portata generale contro un fatto
antigiuridico al pari del risarcimento del danno. La tecnica della
responsabilità oggettiva consente, infine, di allargare il discorso
alle immissioni c.d. di pericolo, cioè alla ipotesi in cui
l'attività svolta in un fondo non causi immediatamente conseguenze
dannose nei fondi vicini ma li esponga a pericoli, il che palesa la
sua importanza sopratutto quando il pericolo riguarda la salute e
l'integrità fisica degli abitanti i fondi vicini.
nfatti,
secondo i principi generali, costituisce illecito non solo l'arrecar
danno alla cosa altrui ma anche l'esporre a pericolo la cosa altrui.
A.
Procida Mirabelli Di Lauro, Immissioni e rapporto proprietario
Nel
sistema giuridico di Common Law i rapporti di vicinato trovano
prevalentemente soluzione nella giurisdizione di Equity o di natural
justice.
Legittimato
all'esercizio dell'azione è colui che ha uno specifico interest in
land, cioè un interesse giuridicamente protetto al godimento del
bene che trova titolo nella proprietà, nel possesso, in un diritto
di godimento su cosa altrui o in un future interest.
In
Germania l'immissione può essere considerata lecita per il solo
fatto di essere considerata espressione dell'uso normale consentito
dalla condizione dei luoghi.
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